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CAIVANO: Ruffiani e adulatori alla conta dei voti

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Caivano è un paese in agonia, ricoverato in coma etilico, al cui capezzale corrono infermieri venuti fuori dai diplomifici e medici laureati alle università on line, ubriachi di gloria e di matematica, inclini al calcolo del voto e affezionati al pallottoliere del suffragio.

È così, senza peraltro aver chiesto il consenso, gli concedono l’eutanasia, la fine ingloriosa di quella che fu la patria del Morano e della prestigiosa Coppa Caivano, lustro del ciclismo professionale ed amatoriale.

Cosa sia diventato questo paese negli anni lo testimonia lo stato delle strade, l’abbandono delle terre coltivabili a favore della cementificazione, il perenne dispendio di denaro pubblico per mettere in piedi carrozzoni clientelari sostentamento per politici senza scrupoli, il costante ricorso al voto di favore per tenere alto il consenso dei soliti noti.

Forse Caivano salterà la prossima tornata elettorale, la commissione di accesso intende dare un messaggio forte sui risultati delle indagini negli uffici dirigenziali, come già prima aveva fatto l’ANAC in quel documento tristemente noto che pone l’accento sulla moralità di una gestione creativa della finanza pubblica.

In tutto questo gli “statisti” dei cento metri del Corso Umberto, si affannano a cercare coalizioni, annaspano dietro questo o quello più rappresentativo in termini di voti, organizzano riunioni dove la fanno da padrone quei “signori” che gli tengono gli attributi stretti nella mano, e loro godono, e sorridono divertiti a una farsa messa in piedi per giustificare la voglia pazza di avere un posto in prima fila nella lapidazione della Maddalena, perché tutti sono colpevoli di tutto, quel tutti che il politichese confonde con l’altro.

L’imperativo secondo il quale “noi sappiamo fare meglio degli altri”, viene svilito dai risultati ottenuti e che sono sotto gli occhi di tutti.

La cultura della cosa pubblica come proprietà privata e l’indecenza di credere di stare dalla parte giusta, fanno della politica caivanese, e non solo, sostantivo per accaparrarsi un posto al sole.

Ogni popolo ha il governo che si merita, scriveva Aristotele 2500 anni fa, quello caivanese non è da meno.

Il gioco delle tre scimmiette è in voga nel paese del castello, non vedo, non sento e non parlo perché poi non si può mai sapere, potrei aver bisogno del favore, del permesso comunale, di parcheggiare l’auto sul marciapiede, di trasformare una cassa scale in appartamento, di chiudere una strada per un trasloco senza pagare la TOSAP, in fondo siamo uomini mica caporali.

Insomma, le colpe, se mai dovessero esserci, sono di tutti ma di nessuno, in fondo i politici fanno il loro mestiere, di cosa si macchierebbero se fosse il consenso l’unico motore che muove il loro operato?

“Sto a disposizione per qualsiasi cosa, soprattutto se è poco lecita”, che tanto lo fanno tutti, sono quelle piccole cose di cui non si può fare a meno se vuoi saltare la fila, quei benefit di cui ogni elettore ha bisogno per scegliere “liberamente” quando si trova da solo, di fronte alla sua coscienza, nello spazio angusto della cabina elettorale.

Poi non ci sono i soldi, c’è il dissesto che ha fatto fallire anche la tua protesta, non fa niente se il tuo paese cade a pezzi, il capro è espiatorio, non bisogna attendere la Pasqua per sgozzarlo, si può fare tutti i giorni fino alle prossime elezioni.

Caro cittadino, fidati, lui è il gatto e io la volpe, siamo in società, dacci solo 4 monete e faremo di questo paese ciò che non hai mai nemmeno lontanamente immaginato.

La prima bolgia dell’ottavo cerchio dell’Inferno di Dante è Caivano, ruffiani e adulatori stanno contando i voti.

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De Luca torna sull’argomento: “Don Patriciello non ha il monopolio della lotta contro la camorra”

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NAPOLI – Non si placa la polemica intorno alle parole dichiarate dal Governatore De Luca nel suo intervento social a riguardo la satira usata nei confronti del prete Maurizio Patriciello.

Dopo il botta e risposta avuto direttamente con la Premier Meloni, il Presidente della Regione Campania è tornato di nuovo sull’argomento e alcuni minuti fa, attraverso la sua pagina social ha scritto: “In relazione al polverone sollevato dall’on. Meloni, che non ha evidentemente nulla di serio di cui parlare, è utile precisare che la mia battuta non riguarda don Patriciello, ma la scorrettezza di chi ha strumentalizzato a fini di propaganda politica – quando ha presentato l’ipotesi di premierato – figure pubbliche che non c’entrano nulla con le riforme costituzionali.

Quanto a don Patriciello, sia detto con il massimo rispetto, ma con assoluta e definitiva chiarezza, che apprezziamo le sue battaglie, ma che non ha il monopolio della lotta contro la camorra. Ci sono innumerevoli cittadini, lavoratori, uomini di Chiesa e giovani, che sono quotidianamente e silenziosamente impegnati in questa battaglia. E che qualcuno di noi questa battaglia la fa da cinquant’anni, e magari avendo rinunciato a ogni scorta.

Per il resto, siamo impegnati oggi in un lavoro importante e positivo, anche con il contributo fondamentale del mondo religioso, sui temi della famiglia e della relativa legge regionale a cui stiamo lavorando. E stiamo combattendo, da soli, per sbloccare le risorse decisive per aprire cantieri e creare lavoro.

Suggerirei a don Patriciello, amichevolmente, di avere un po’ più di ironia, soprattutto quando ci si presenta non sul piano dei rapporti istituzionali relativi alla tutela del nostro territorio, ma sul piano improprio della politica politicante”.

Il pensiero che parecchi cittadini hanno sempre formulato ma che hanno sempre represso finalmente si è palesato nelle parole del Governatore De Luca. Come li definiva Leonardo Sciascia, questi personaggi possono essere ascritti tra i “professionisti dell’antimafia” mentre c’è gente che in maniera silente e mettendo a repentaglio la propria vita, senza alcuna protezione, lotta contro la criminalità mettendo alla luce tutte le sue malefatte ogni giorno.

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CAIVANO. Occupazioni abusive al Parco Verde. Dissequestrate due abitazioni dal Tribunale del Riesame.

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CAIVANO – Prosegue il processo di legalità nel comune gialloverde e precisamente al Parco Verde. I lavori della Procura volti ad individuare le occupazioni abusive all’interno dell’agglomerato caivanese stanno proseguendo e all’interno di essi c’è da registrare l’ottimo lavoro svolto dall’Avv. penalista e Prof. di Diritto Penale Michele Dulvi Corcione che è riuscito a dimostrare l’estraneità ai fatti contestati per due famiglie sue assistite.

Infatti, per due famiglie caivanesi del Parco Verde è terminato l’incubo grazie al fatto che il Tribunale del Riesame di Santa Maria Capua Vetere ha annullato il sequestro degli immobili che secondo la Procura della Repubblica risultavano essere occupati abusivamente.

A quanto pare, queste, sono state le uniche due famiglie a godere di tale provvedimento. Come ebbe a dire anche il Prefetto Michele Di Bari, ogni caso è a se e queste due famiglie, grazie al solerte lavoro del loro avvocato, sono riuscite a dimostrare l’effettivo lecito utilizzo del proprio immobile. Tutto bene ciò che finisce bene.

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Stupro di Caivano, chiesti 12 e 11 anni per i due maggiorenni del branco

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12 anni e 11 anni e 4 mesi di reclusione per i due maggiorenni ritenuti coinvolti nelle violenze sessuali subite due cuginette di 12 e 10 anni di Caivano.
E’ quanto richiesto dalla Procura di Napoli Nord, avanzata oggi dal Pubblico Ministero, Giuseppe Vitolo, al termine della requisitoria nella quale è stato evidenziato soprattutto l’aspetto umano e sociale del comune dell’hinterland caivanese in cui l’assenza dello Stato è evidente, secondo quanto sottolineato proprio dal pm.

Per il Sostituto Procuratore di Napoli Nord il personaggio perno delle violenze sarebbe stato il 18enne Pasquale Mosca, per il quale ha richiesto 12 anni di carcere perché non sussistenti le attenuanti generiche; 11 anni e 4 mesi è – invece – la richiesta formulata per Giuseppe Varriale, 19enne.

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